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Friday, January 27, 2012

Archeologia e eolico

Posted by MAKMU ta On Friday, January 27, 2012

Comunicato stampa INASA, per la protezione dei complessi monumentali del Molise,  
a firma di Adriano La Regina.


Si parla anche di Pietrabbondante, clicca QUI

Thursday, December 1, 2011

Premiato Adriano La Regina

Posted by MAKMU ta On Thursday, December 01, 2011



Adriano La Regina,
Presidente dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte di Roma, che dagli anni Settanta dirige le campagne di scavo nel sito del Santuario sannita di Pietrabbondante, ha ricevuto il "Premio Paestum Archeologia" durante la  XIV edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, ''quale riconoscimento per il lungo e continuo impegno in favore della tutela del patrimonio culturale''. 


Monday, September 12, 2011

“A Pietrabbondante l’area sacra più importante della nazione sannitica”

Posted by MAKMU ta On Monday, September 12, 2011

A. La Regina: “luogo fulcro di religiosità e di politica del Sannio”

Un’altra zona, oltre il recinto che dà sull’antica strada che sembra attraversare l’antico Santuario sannitico/italico di Pietrabbondante, è stata quest’anno oggetto di scavo. Rinvenuti altri due edifici di culto, nei quali sono stati trovati cimeli votivi, una statuetta di Ercole, paraguance, ghiande missili (proiettili di piombo da lanciare con la fionda) e poi armi, ceramiche.

 “La presenza di queste strutture – ha spiegato l’archeologo La Regina – è la conferma che ci troviamo nell’area sacra principale, nel grande Santuario della nazione sannitica, in cui si veneravano culti di divinità diverse. Il periodo di riferimento è quello che va dal V sec. a. C. alla Guerra Sociale”. Secondo le rivelazioni del Presidente dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, la presenza di santuari minori nel territorio circostante Pietrabbondante (vedi Vastogirardi, Schiavi d’Abruzzo, Colle Vernone-Ortovecchio) è la riprova che l’area archeologica del paesino alto molisano sia stata il centro più importante, il luogo fulcro della religiosità e della politica del Sannio. “Ciò viene fuori – ha aggiunto La Regina - non solo dagli edifici, ma anche dalle raffigurazioni e le iscrizioni in osco”. La zona a monte della strada che costeggia il complesso tempio-teatro sarebbe quindi densamente occupata da strutture sacre, mentre la zona a valle da templi, tempietti, sacelli disposti in modo diffuso e circondati da boschi e luoghi ameni, nei quali si usava organizzare fiere o spettacoli. 

 Dalla Guerra Sociale in poi, cominciò però a perdersi il carattere di religiosità nazionale. “Forse sono rimaste forme di religiosità pagana – dice l’archeologo – In epoca romana si cominciano a costituire i municipi e decadono i santuari minori. Ma bisogna sottolineare che le chiese o le aree sacre non vengono distrutte, c’era rispetto sia per la venerazione religiosa, sia per timore di Dio. Distruzioni, invece, sono avvenute da parte dei cartaginesi, i quali hanno saccheggiato a lungo queste zone. I Sanniti vengono sempre descritti come i più acerrimi nemici di Roma, invece sono stati tra i pochi alleati dei romani nella difesa del territorio italiano dai cartaginesi”.

 Tra le altre novità emerse durante la recente campagna di scavo, i resti di un edificio la cui costruzione sarebbe stata interrotta nel periodo della fine della Guerra Sociale. Le indagini sono state svolte in un’area già esplorata negli anni Settanta e poi ricoperta. Sono stati trovati lastroni di pietra appartenenti ad una struttura in fase di costruzione. Accanto, il cantiere dove gli scalpellini preparavano i vari blocchi di pietra per realizzare gli edifici. I reperti stavolta resteranno dissotterrati, come testimonianza di una fase edilizia interrotta, che segna l’inizio della fine dello splendore della civiltà sannitica a Pietrabbondante. 

da:Primo Piano Molise

ADRIANO LA REGINA RACCONTA ...

Posted by MAKMU ta On Monday, September 12, 2011

NUOVE SCOPERTE DAGLI ULTIMI SCAVI


PIETRABBONDANTE. Cappello alla “pescatora” bianco e macchina fotografica al collo. Si aggira tra i tesori dell’antico Santuario sannita di Pietrabbondante, Adriano La Regina, tra quei resti di edifici imponenti, appartenenti ad un lontano passato, che lui stesso ha riportato alla luce. Ne conosce i minimi dettagli, ne scruta le particolarità, i linguaggi, le storie. Dopo più di tre mesi dall’apertura della nuova campagna di scavi nell’importantissima area archeologica di Pietrabbondante, abbiamo incontrato  il Presidente dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, che dagli anni Settanta si occupa di scoprire le meraviglie del Sannio. Ci ha raccontato le novità emerse dalle nuove attività di scavo, le più recenti consapevolezze. Una di queste riguarda la “domus publica”, un vero e proprio unicum in Italia.

“Abbiamo continuato ad indagare nella zona della “domus publica” – ha detto La Regina parlando della grande residenza sannitica in cui venivano ospitati i personaggi istituzionali del tempo, per occasioni religiose ed alleanze politiche - ma la ricerca non è finita. L’edificio è stato individuato nelle linee generali e sono emerse fasi edilizie diverse, in ragione dell’uso che se n’è fatto nel tempo. La grande novità di questa casa è il portico quadrangolare aperto nella parte posteriore e l’ambiente contrapposto al tablino: un’aula per le riunioni o la curia dei sacerdoti, dove si trovavano per i banchetti o per trattare su questioni importanti”.

 La struttura, ora in fase di restauro, ha avuto una vita lunga e complessa. Gli studenti guidati dagli archeologi hanno rinvenuto due livelli di pavimenti, che testimoniano i diversi utilizzi della casa. Dopo le funzioni di uso pubblico, in epoca sannitica, si presume ci sia stata una fase di decadimento. In età augustea la domus fu ristrutturata, probabilmente, dalla famiglia dei Socelli. Famiglia facoltosa che aveva il controllo dell’area. Poi, ci sarebbe stato un periodo di impoverimento delle attività produttive della famiglia e dunque dell’intera zona. “La maggior parte dei metalli – sottolinea l’archeologo – sono scomparsi. Questo è un ulteriore elemento da cui si può capire che dalla metà del IV secolo non ci sono tracce di vita nella casa. Ci furono saccheggi, asportazioni di metallo. Venivano demoliti anche i monumenti per estrapolare le grappe di bronzo, che servivano per tenere unite le pietre”. Insomma, una parte del Santuario, il più importante luogo di riferimento politico e religioso per i Sanniti, fu abbandonata, in altre zone continuò la vita. L’anno prossimo, dopo il restauro, la domus sarà pronta per essere aperta al pubblico. Un altro prezioso tassello della storia dei nostri antichi antenati potrà essere fruibile ai visitatori, che arrivano da tutta Italia e da vari angoli del mondo, per vivere l’autentica dimensione culturale e paesaggistica che l’area archeologica offre.

 Altre indagini sono state svolte su altri edifici. Per esempio, intorno ai portici accanto al tempio piccolo (Tempio A), dove sono stati scoperti due livelli: uno superiore, in cui si trovavano le botteghe con colonnato in mattoni - che si affacciavano lungo un’importante asse stradale - risalenti ad un periodo successivo ai Socelli; l’altro inferiore, contemporaneo al Tempio A sannitico. In quest’area sono stati ritrovati resti di sacrifici animali, dedicati alle divinità e il “fulgor conditum”. Si tratta di un particolare rito religioso sannitico, che consisteva nel seppellire gli oggetti colpiti da un fulmine. L’anno scorso è stata scovata proprio in questa zona una statuetta chiaramente danneggiata dalla saetta “divina”.

A.Z 
da: "PRIMO PIANO MOLISE"

Monday, July 25, 2011

Il santuario sannita di Pietrabbondante riceve la tutela dello Scudo Blu

Posted by MAKMU ta On Monday, July 25, 2011

Inaugurato lo Scudo Blu del santuario sannita di Pietrabbondante. Ieri mattina, alle porte dell’area archeologica, la cerimonia organizzata dalla SIPBC, la Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali. Occhi lucidi ed un pizzico di emozione quando Isabella Astorri, presidente dell’associazione, ha fatto cadere il panno che ricopriva il prestigioso simbolo internazionale, tra applausi e visitatori. Presenti la Soprintendente Alfonsina Russo, il sindaco del paese Giovanni Tesone, gli assessori regionali Gianfranco Vitagliano e Franco Giorgio Marinelli, il Presidente della Provincia Luigi Mazzuto. Tutti ad omaggiare il valore dello Scudo Blu, tutela per i beni culturali che hanno l’onore di ottenerlo (in Italia infatti ce ne sono pochissimi) dalle calamità che possono verificarsi durante i conflitti armati o le cosiddette operazioni di pace. Un riconoscimento prestigioso, che rende giustizia all’importanza che i beni culturali hanno nel nostro Paese. Tesori preziosi che spesso vengono lasciati in balia dell’indifferenza. “Lo Scudo Blu per i beni culturali – ha detto la Astorri, presidente dell’associazione di volontariato – è come la Croce Rossa per i diritti umani. Il bene culturale è una creatura, distruggerlo è un vero e proprio crimine.” Dopo la cerimonia, il gruppo si è spostato presso la sala conferenze di Palazzo Carosella, dove organizzatori e rappresentanti istituzionali sono entrati nei dettagli dell’iniziativa. “Lo Scudo Blu arriva in un momento particolare – ha precisato Tesone – sono infatti appena ricominciate le attività di scavo e di restauro nel sito archeologico e in autunno sarà inaugurato il museo, che permetterà di rendere fruibili ai visitatori i reperti trovati negli anni.” La nuova struttura, che a Pietrabbondante si attendeva da tempo, secondo quanto accennato dall’assessore Vitagliano e dalla Soprintendente Russo sarà gestita attraverso la collaborazione tra i vari organi istituzionali. Un bando sarà emanato dalla Regione Molise per reclutare giovani archeologi e personale di custodia specializzato. Con l’intento di dare possibilità di lavoro alle nuove generazioni. Nulla di ufficiale, per ora. Ma l’idea sarebbe questa.


Il Presidente Mazzuto ha sottolineato la necessità di una sinergia tra gli Enti per valorizzare e tutelare l’inestimabile patrimonio culturale del territorio. “Se riusciamo a raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo – ha sottolineato la Presidente della SIPBC – è perché ci crediamo. La nostra è un’associazione di puro volontariato. Guidata dalla passione, che è il motore per fare ogni cosa. I volontari dovrebbero essere più coinvolti ai tavoli delle istituzioni.” La Soprintendente Russo si è poi soffermata ad illustrare il patrimonio archeologico molisano. Dando rilievo all’esigenza di creare una rete tra i beni e percorsi tematici tra i vari santuari sanniti, le fortificazioni e i musei. Tanti infatti sono i progetti intrapresi dalla Soprintendenza, dalla riapertura del Paleolitico di Isernia all’area di Villa Zappone di Larino. Insomma, riscoprire il genius loci, quel senso di appartenenza che costruisce l’identità di un popolo. “Quando vengo a Pietrabbondante – ha concluso la Astorri – sento un brivido. L’orgoglio dell’appartenenza al mondo sannita. Ma penso alle anime degli antenati. Come possono trovare pace nelle condizioni attuali?”

Nel pomeriggio, infine, l’archeologo Adriano La Regina, che conduce ricerche ed operazioni di scavo del santuario da anni, ha deliziato i visitatori con un’approfondita visita guidata tra le bellezze dell’universo sannita.

A.Z.
Articolo pubblicato su Primo Piano Molise

Monday, May 16, 2011

Un museo archeologico a tutela dei beni culturali

Posted by MAKMU ta On Monday, May 16, 2011

Sono tanti i tesori sanniti dispersi in Italia. Il nuovo museo, inaugurato in autunno, sarà un’importante centro turistico e culturale per l’intero Alto Molise.

PIETRABBONDANTE. Sta per diventare realtà il nuovo museo archeologico di Pietrabbondante. Una struttura importante, da tempo desiderata in Alto Molise, che permetterà di custodire in modo degno i tesori riemersi durante le varie campagne di scavo. La Giunta comunale del borgo di montagna ha da poco deliberato per ottenere il deposito dei beni archeologici presso il nuovo edificio, incastonato all’interno del paese. Tesori appartenenti all’antico modo sannita, che saranno posizionati dalla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici e Culturali del Molise in adeguati percorsi di allestimento. Così, in tempi non proprio propizi per la cultura e le rilevanti attività che ruotano intorno ad essa, a Pietrabbondante, sede di una delle aree archeologiche sannitiche più importanti d’Italia, in autunno sarà inaugurata la nuova struttura, che permetterà di risolvere i problemi legati alla conservazione e alla valorizzazione dei beni culturali. Sono infatti numerosi i cimeli, le statue, le armature preziose disperse nei vari centri museali dello stivale. Molti reperti sono conservati presso i musei archeologici di Napoli e Roma, altri sono andati dispersi in passato. Quando non si aveva consapevolezza del loro inestimabile valore. Il museo, finanziato dalla Regione Molise e messo in opera dal Comune di Pietrabbondante, di cui è in fase di completamento il secondo lotto funzionale, mira a diventare un centro di convergenza culturale e turistica, per far conoscere tutto il territorio alto molisano e aumentare il suo valore fuori dai confini regionali. Il progetto è strutturato su tre livelli e in una serie di spazi espositivi destinati ad ospitare la storia e l’archeologia del luogo, attraverso reperti, pannelli didattici, plastici e ricostruzioni grafiche e fotografiche delle varie realtà da mettere in mostra. Per l’esterno è prevista la creazione di un parco archeologico urbano, immerso nel verde e concepito per integrare la struttura con il contesto circostante. Dare la possibilità ai visitatori e agli abitanti del luogo di usufruire di un’area attrezzata per il relax e la socializzazione. Sul lato orientale, sarebbe previsto un prato con alberi, mentre nell’altro lato dovrebbe snodarsi una passeggiata architettonica dall’andamento sinuoso circondata da piante e natura. L’edificio è pensato all’interno di una logica eco-compatibile, infatti i materiali utilizzati per il rivestimento esterno dovrebbero essere conformi ed integrati al contesto ambientale circostante. Tra questi, la pietra sbozzata, che rispecchia un tipo di accostamento non mimetico con le case del paesino e le “morge”. Quelle imponenti rocce su cui Pietrabbondante sembra arrampicarsi. Il museo archeologico è stato realizzato anche con lo scopo di creare un collegamento diretto tra località Calcatello, in cui si trova il santuario sannita e il noto complesso tempio-teatro, e il centro abitato, spesso poco visitato dai turisti, i quali dopo essersi inoltrati tra i preziosi ruderi dell’area archeologica raramente si soffermano in paese. Secondo le ultime stime, i visitatori del sito sannitico sono circa 40.000 l’anno. Una quantità notevole, che potrebbe migliorare anche nel centro urbano l’indotto turistico ed economico. “L’Alto Molise” – spiega Giovanni Tesone, sindaco di Pietrabbondante – “punta su una struttura del genere, di richiamo per i turisti, per le scuole e per la valorizzazione della nostra storia e cultura. Se i risultati saranno quelli che gli Enti (Regione Molise, Comune e Soprintendenza) si sono prefissati, non è da escludere un ulteriore ampliamento.” Oltre alle sale espositive, è previsto un laboratorio destinato al restauro dei reperti. L’intento è quello di raccogliere in un unico luogo, finalmente adatto, i vari oggetti di scavo oggi sistemati in depositi di convenienza e magari riportare nella terra natia anche quei tesori dislocati in diverse città della penisola. Il problema della conservazione dei beni è stato più volte affrontato dai funzionari della Soprintendenza e da Adriano La Regina, archeologo e direttore dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma, che da tempo si occupa delle campagne di scavo di Pietrabbondante. «La conservazione» - disse in occasione della presentazione degli ultimi ritrovamenti a dicembre dello scorso anno - «comporta più investimenti della scoperta. Fino ad ora le opere sono state ricoperte con teloni e protezioni provvisorie, ma non si può fare per sempre. C’è bisogno di un progetto valido per la conservazione, indispensabile per non far finire in malora le meraviglie tutelate dai secoli. Se non ci saranno piani per questi fini bisognerà ricoprire ciò che è stato trovato.» E proprio nel 2010 “Italia Nostra” (Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione), ha inserito il sito archeologico del paesino ad alta quota nella lista dei monumenti da salvare. Il motivo? «Mancanza di personale addetto alle guide qualificate. Nessun servizio. Nessuna qualificazione.» Oggi, il servizio di accompagnamento turistico è svolto dai volontari del servizio civile e l’apertura del nuovo museo potrebbe risollevare le sorti di un meraviglioso angolo culturale in simbiosi con la natura.

Adelina Zarlenga
su Primo Piano Molise del 12 maggio 2011

Tuesday, December 21, 2010

Il sito archeologico di Pietrabbondante sulla lista di Italia Nostra dei monumenti da salvare. Intervista ad Adriano La Regina e Stefania Capini.

Posted by MAKMU ta On Tuesday, December 21, 2010


Il sito archeologico di Pietrabbondante sulla lista di Italia Nostra dei monumenti da salvare 

Mancano risorse economiche e valorizzazione. Intervista ad Adriano La Regina e Stefania Capini. 

PIETRABBONDANTE. In tempi di liste e listini, di muri antichi che crollano e di tagli sferzanti alla cultura, Italia Nostra ha redatto un elenco che indica i monumenti italiani da salvare. È una lista rossa, che individua i siti artistici e culturali della penisola, che avrebbero bisogno di “qualche” intervento. “Italia Nostra” è l’Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione. Indovinate chi compare nella sua lista delle emergenze? L’area archeologica di Pietrabbondante. Quella in località Calcatello, sede di uno dei più importanti santuari dell’antico Sannio. Il motivo sarebbe la «mancanza di personale addetto alle guide qualificate. Nessun servizio. Nessuna qualificazione.» Chi ha scritto quella lista non ha tutti i torti. Il sito di Pietrabbondante è una meraviglia che lascia il visitatore senza fiato, è un pezzo di storia in armonia con la natura. Ma, è vero, non ci sono guide (tranne che in alcune occasioni specifiche) e non c’è la necessaria valorizzazione. Quest’anno, secondo indiscrezioni, la Regione aveva già deliberato la concessione di 750.000 euro indispensabili per proseguire gli scavi, ma quei soldi poi non sono mai arrivati. Sabato scorso, l’archeologo La Regina, che da quattro anni si occupa delle attività di scavo, con l’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, ha presentato i risultati delle nuove indagini archeologiche. Altri tesori preziosi che si sono aggiunti a quelli scoperti nel corso degli anni. Lo stesso ha sollevato il problema della conservazione dei beni trovati. Dopo i primi scavi dell’800 molte ricchezze del passato sono andate disperse. Alcune sono salvaguardate in vari musei del mondo. Ma sicuramente sono lontane da questa terra, nelle cui profondità erano nascoste. Nel paese, intanto, si sta costruendo un museo, che avrebbe il compito e il dovere di ospitare i nuovi reperti. Di renderli visibili. Il sindaco ha annunciato, che se non ci saranno imprevisti, dovrebbe essere completato entro l’estate prossima. «La conservazione» - ha spiegato La Regina - «comporta più investimenti della scoperta. Fino ad ora le opere sono state ricoperte con teloni e protezioni provvisorie, ma non si può fare per sempre. Se non ci saranno progetti con questi fini bisognerà ricoprire ciò che è stato trovato.» Per capire meglio la questione e sfatare miti e leggende che ruotano intorno all’area di Pietrabbondante, abbiamo intervistato Adriano La Regina e Stefania Capini, funzionaria della Soprintendenza. 

INTERVISTA LA REGINA 

Ci sono altre aree archeologiche nel territorio in cui si possono trovare insediamenti sannitici simili a quelli di Pietrabbondante? 

«Si, ce ne sono. Rappresentati sia da singoli insediamenti privati, sia da cinte fortificate, quasi su tutte le montagne, come le mura ciclopiche che bisogna scavare per bene.» 

È sicuro che non c’è la vecchia Bovianum Vetus? 

«Si tratta di una leggenda locale. È una prima interpretazione data nell’800, ma gli scavi recenti, dal 1959 immediatamente fecero capire che si trattava di un santuario.» 

E quale connessione c’era con le zone circostanti? 

«C’era un forte insediamento sparso. Le cinte fortificate sono sintomo di comunità insediate nei dintorni. Conosciamo per esempio l’area di Carovilli, a Vastogirardi c’è un altro santuario, Agnone, Bagnoli..» 

Quali sono i metodi di conservazione dei beni, oltre al rinterro, che credo sia l’ultima opzione? 

«Si restaura, come è stato fatto per il tempio maggiore. Si riconsolida, poi serve una manutenzione continua..» 

Servono molte risorse? 

«Si, ma sono investimenti, non spese, perché tengono in vita la capacità produttiva dal punto di vista turistico.» 

Cosa è mancato in questi anni rispetto alla valorizzazione? Italia Nostra ha inserito il sito in una lista rossa… 

«Si può sempre fare di più. Tra gli anni ’70 e l’inizio di questo secolo si è fatto poco o niente. Da il 2002 sono state fatte opere di restauro. Per il turismo c’è bisogno di risorse. In tutto il mondo c’è una partecipazione dei cittadini per il mantenimento delle proprie cose. Qui siamo abituati a campare.» 

Manca l’impegno anche da parte dei cittadini? 

«C’è l’interesse ma manca la partecipazione attiva alla conservazione. Devolvere mezzi, perché il mantenimento di queste cose poi giova a tutti.» 


INTERVISTA CAPINI 

Parlando di conservazione e valorizzazione..Di cosa c’è bisogno? 

«Il problema è ampio. Da una parte c’è la tutela, cioè gli interventi che impediscono alla struttura di danneggiarsi, e poi la valorizzazione, cioè la promozione dei beni verso il pubblico. Le due cose molte volte si identificano. Il problema è che in tutti i casi sono necessari finanziamenti spesso molto cospicui. Lo Stato ha finanziamenti limitati e soprattutto rivolti alla tutela. Ci sono meno fondi sia per il momento difficile, ma le normative hanno demandato anche ad altri soggetti pubblici e volendo ci sarebbero anche i privati. Questo per lo Stato è stato un incentivo per dare meno finanziamenti. Forse nelle nostre zone, l’iniziativa privata non è molto pronta.» 

Secondo lei è necessaria l’iniziativa privata? 

«è importante non tanto per il restauro, ma per inventare nuove forme di promozione. Guide, pacchetti turistici ecc.. Sarebbe necessario anche documentarsi nelle Regioni che in questo campo sono più avanti del Molise. Imparare a valutare, studiare ciò che sarebbe più opportuno. Il quadro ottimale sarebbe una collaborazione tra i vari enti pubblici e privati. Il grande malinteso dell’utilità economica e culturale sta nel ritenere che bisogna puntare sui servizi aggiuntivi. Ma è tutto l’indotto che è produttivo economicamente e nell’indotto è necessario che il privato si rimbocchi le maniche e trovi qual è l’aspetto che gli conviene meglio. Ci sono pregi, come l’ambiente, la stessa piccolezza del territorio che permette al visitatore di girare senza essere sperduto. Anche questo va valorizzato. Bisogna che un po’ tutti lavorino per questo scopo.» 

Cosa ne pensa della lista dei luoghi da salvare, in cui c’è anche Pietrabbondante? 

« Certo che è da salvare. Pietrabbondante in Molise è il luogo simbolo. Perché è uno degli scavi più antichi, più pregevoli, la struttura più grande del Sannio. Gli ultimi scavi la stanno mettendo in una posizione importante anche a livello europeo. Gli studi ci dicono tantissimo sulla cultura dei Sanniti..» 

Adelina Zarlenga su LaVoceDelMolise

Monday, December 13, 2010

Rapporto preliminare sugli scavi a Pietrabbondante nel 2010

Posted by MAKMU ta On Monday, December 13, 2010

Con questo post vogliamo fare il punto circa tutte le segnalazioni, video e materiali riguardanti la recente conferenza stampa del prof. Adriano La Regina sulla campagna scavi 2010 nell'area archeologica di Pietrabbondante. Iniziamo pubblicando il rapporto preliminare
Rapporto Preliminare 2010_INASA-scavi Pietrabbondante

Il servizio sulla conferenza da L'eco del Sangro (nuovi ritrovamenti archeologici a Pietrabbondante)

Il servizio di Telemolise (Ercole: il mito a Pietrabbondante)

Wednesday, November 24, 2010

Scavi archeologici 2010 - Gli ultimi tesori sanniti svelati dal prof. La Regina

Posted by MAKMU ta On Wednesday, November 24, 2010


Per valorizzare il patrimonio archeologico del territorio, Pietrabbondante si prepara ad una serie di attività. Sono in fase di completamento i lavori per il Museo in cui, con la collaborazione della Direzione Regionale dei Beni Culturali, saranno esposti, in un prossimo futuro, una parte dei reperti provenienti dagli scavi e materiale documentario sul Santuario Sannitico. Si prevede inoltre, nell’ambito di un progetto specifico del Servizio Civile, di rendere presto fruibile al pubblico l’area dei nuovi scavi della domus publica e di allestire un nuovo punto turistico di prima accoglienza nell’area archeologica.

Sabato 4 dicembre alle 11, il prof. Adriano La Regina terrà la conferenza stampa “Pietrabbondante. Scavi archeologici 2010” presso la sala del palazzo Carosella in Pietrabbondante, durante la quale verranno presentate le novità emerse durante la ‘campagna di scavo 2010’ nell’area archeologica in località Calcatello:

“Le indagini archeologiche eseguite quest’anno nel santuario sannitico dall’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Pietrabbondante, d’intesa con il Comune e con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Molise, sono proseguite nell’ambito della domus publica adiacente al complesso del tempio-teatro, ed hanno consentito di definire l’assetto dell’area destinata agli alloggi degli schiavi. Un altro settore esplorato è quello delle tabernae, tra il teatro ed il tempio minore, ove sono stati rinvenuti un sacello e, addossato ad esso, un fulgur conditum, ossia la sepoltura rituale di una folgore con gli oggetti da essa colpiti. Con un terzo sondaggio si sono individuati i resti di un nuovo edificio sacro con numerosi oggetti votivi, tra i quali una statuetta bronzea di Ercole e frammenti di armi.”


Monday, November 22, 2010

La Regina e Settis difendono il valore universale della cultura, contro la spettacolarizzazione turistica dei beni culturali

Posted by MAKMU ta On Monday, November 22, 2010





LA REGINA: "I MANAGER? SERVONO SOLO A FARE CASSA"
Int. a ADRIANO LA REGINA di ALESSANDRO CALVI, RIFORMISTA del 11/11/2010 a pag. 2/3 

ROVINE I SIMBOLI DELLA NOSTRA CIVILTA' CHE RISCHIANO DI DIVENTARE MACERIE
SALVATORE , REPUBBLICA del 11/11/2010 a pag. 44

LA CULTURA E' LA PROTEINA NOBILE DELLA DEMOCRAZIA, DICE ELISABETTA RASY
FOGLIO del 11/11/2010 a pag. 2

A FIRENZE UNA DAVOS PER ARTE E CULTURA
STEFANO BUCCI, CORRIERE DELLA SERA del 11/11/2010 a pag. 39

QUELLA "MEDICINA PREVENTIVA" CHE SALVA LE ROVINE
ANDREA CARANDINI, CORRIERE DELLA SERA del 11/11/2010 a pag. 42

Rinasce il Tempio di VenerePer dimenticare la vergogna di Pompei 
Lauretta Colonnelli, Corriere dell Sera, 11 novembre 2010 

AREA ARCHEOLOGICA, ECCO LA MAPPA DEI SITI A RISCHIO
VALERIA CHIANESE, AVVENIRE del 11/11/2010 a pag. 10

ARCHEOCLUB
XIII edizione della Borsa mediterranea del Turismo Archeologico

La Regina: "I Manager? Servano solo a fare cassa"

Wednesday, November 17, 2010

Prospettive di archeologia italica nel Molise

Posted by MAKMU ta On Wednesday, November 17, 2010

Tuesday, August 3, 2010

Adriano La Regina

Posted by MAKMU ta On Tuesday, August 03, 2010

Approfittando della presenza del prof. Adriano La Regina nel nostro paese per gli scavi, inseriamo il suo prestigioso curriculum aggiornato a fine 2009 e scaricato dalla rete. Al professore si deve il merito, in mezzo secolo di ricerche (INASA), di aver scoperto e valorizzato il sito archeologico di Pietrabbondante.

Wednesday, July 7, 2010

Pietrabbondante - Ricerche archeologiche 2009

Posted by MAKMU ta On Wednesday, July 07, 2010

Aspettando la nuova stagione di scavi, prevista per il mese di agosto, riportiamo la consueta relazione annuale del prof. La Regina circa le scoperte e nuove acquisizioni durante gli scavi del 2009. La relazione si può scaricare il pdf da questo link dell'INASA:

Le indagini archeologiche nell’area del santuario sannitico di Pietrabbondante, riprese quest’anno nel mese di giugno e tuttora in corso, sono condotte come negli anni precedenti dall’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte per conto del Comune di Pietrabbondante, d’intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e con finanziamenti della Regione Molise. Responsabile del procedimento è l’Arch. Massimo Notaro, del Comune di Pietrabbondante. La direzione dei lavori è affidata all’Arch. Fioravante Vignone della Soprintendenza per i Beni Architettonici e alla Dr. Stefania Capini, della Soprintendenza per i Beni Archeologici. Le attività di ricerca sul campo sono guidate dal Dr. Luigi Scaroina con l’assistenza della Dr. Fabiana Carlomagno e della Dr. Rachel Van Dusen. I rilievi sono eseguiti dai Geometri Domenico Quaranta e Pasquale Iadisernia della Soprintendenza ai Beni Archeologici. Il restauro delle statuette bronzee rinvenute nel 2008 è stato eseguito dalla Dr. Ida Anna Rapinesi della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Roma. Le indagini diagnostiche sugli stessi materiali si devono alla Dr. Daniela Ferro, dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati, CNR Roma. I lavori sono stati affidati all’impresa CPS Costruzioni di Venafro. Hanno partecipato alle indagini 5 operai e 116 laureati e studenti della Sapienza di Roma e di altre università.



I lavori del 2009 hanno avuto come obiettivo l’esplorazione degli ambienti ancora sepolti della grande casa rinvenuta nel 2002, la quale occupa buona parte di una terrazza che si estende per m. 108 su una superficie di oltre 3000 mq. a sud-ovest del teatro e del grande tempio. È stato così possibile individuare i caratteri architettonici dell’edificio e la successione delle fasi edilizie con le trasformazioni avvenute nel corso di cinque secoli. Sono ora note le principali vicende dell’edificio tra il II secolo avanti e il IV d. C. Alla prima fase è da attribuire la costruzione della grande domus ad atrio con impluvio, alae e tablinum, ampia metri 78 x 28, che si estendeva nella parte posteriore con un portico a due navate di metri 32,66 x 8,50. L’impluvio di questa fase edilizia non è stato trovato, ma ne è documentata la presenza dall’originario canale per il deflusso dell’acqua piovana. I pavimenti sono in cocciopesto, in alcuni casi con semplici decorazioni di mosaico bianco. 



Il tipo di edificio costituisce una novità: la casa ad atrio che in luogo del giardino chiuso da un peristilio ha un portico aperto verso l’esterno non ha confronti. L’ampia area libera da costruzioni su cui si affacciava il portico si estendeva fino alla strada che, più avanti, rasentava il teatro ed il Tempio A. Questa originale concezione trova ragione nella destinazione del portico che evidentemente doveva essere raggiungibile da uno spazio pubblico. La navata esterna era infatti accessibile attraverso un allineamento di nove colonne, e la navata interna lo era attraverso un colonnato più breve, di cinque colonne. Nello spazio aperto della navata interna erano collocati doni votivi, quali statue di divinità, su pilastri, basi di pietra e su due banconi in muratura; tra le altre cose vi erano una dedica in osco riferibile a Ops Consiva, e pietre di forma globulare sorrette da pilastrini, nelle quali è possibile riconoscere il simulacro di una divinità non antropomorfa. Le restanti parti della navata interna erano occupate da ambienti chiusi: un sacrarium con un altare, un deposito per doni preziosi, e cucine in funzione non solo della domus ma anche di banchetti pubblici da tenersi nella navata esterna del portico. Questi caratteri, e anche l’ubicazione stessa dell’edificio in diretta connessione con il tempio e il teatro, hanno consentito di riconoscere nell’edificio la domus publica del santuario. Gli scavi di quest’anno hanno tra l’altro condotto al ritrovamento, su una terrazza ampia metri 36 x 8 ubicata oltre il lato lungo della casa verso la montagna, di un quartiere di alloggi per schiavi con ambienti di metri 4 x 4; all’interno di queste celle vi sono tracce di focolari con resti di pasti e di vasellame. La domus è stata costruita nell’ultimo ventennio del II sec. a.C., nello stesso tempo in cui si edificava il teatro, e prima della costruzione del grande tempio, come viene dimostrato dal livello del passaggio che la metteva in comunicazione con l’area del teatro. L’edificio ha certamente mantenuto la destinazione di domus publica del santuario fino agli ultimi esiti della 
guerra sociale nel Sannio (82 a.C.). 

Dopo circa mezzo secolo di abbandono la grande domus di Pietrabbondante venne nuovamente occupata come residenza privata nell’ambito di un fundus. La proprietà è riconducibile a Gaio Socellio Celere, il quale aveva fatto costruire non lontano dal santuario, lungo la strada di accesso, un grande monumento funerario di cui restano elementi smembrati. A questa fase che ebbe lunga durata, certamente fino a tutto il II sec. d.C., e che fu caratterizzata da attività produttive agricole, si devono alcune radicali trasformazioni dell’edificio, avvenute a più riprese nel corso del tempo: il rifacimento dei pavimenti rovinati, la sostituzione dell’impluvio della fase sannitica con un impluvio in pietra, la trasformazione di alcuni locali della parte posteriore in zona termale con una cisterna, ambienti riscaldati, vasche, e tubi di piombo. Non furono nuovamente occupate alcune parti dell’edificio: il quartiere degli schiavi, sulla terrazza retrostante la casa, non fu più usato e venne evidentemente trasferito altrove, in posizione non ancora identificata. Il grande portico a due navate, già impiegato per la collocazione di doni votivi, era già crollato quando la casa fu occupata dai Socelli, e non fu mai ricostruito, né le macerie furono rimosse. Una successiva fase edilizia, tra la fine del II e la seconda metà del III sec. d.C. è caratterizzata dall’impiego di materiali di spoglio dei monumenti sannitici. Il prospetto dell’edificio verso il teatro fu trasformato con l’aggiunta di un portico parzialmente aperto sul piazzale antistante tramite un colonnato. Nell’edificazione dell’avancorpo furono usati elementi lapidei prelevati nelle aree porticate ai lati del tempio maggiore (Tempio B). In questo periodo attività produttive documentate da fornaci per la cottura di materiali fittili e ceramici, per quanto contenute, assumono prevalenza rispetto a quelle agricole, probabilmente in conseguenza dello spopolamento dei territori montani. 

L’ultima fase di vita della domus riguarda il periodo compreso tra gli ultimi decenni del III sec. e la metà del IV d.C. Le attività produttive sono sostituite da un’economia di spoglio basata sull’estrazione dei metalli dalle 
strutture monumentali del passato (piombo delle coperture, ferro, bronzo) e sulla raccolta di materiali metallici negli strati di distruzione. Fosse di spoglio sono state individuate nell’area porticata retrostante la domus, ove i crolli avevano sepolto doni votivi di metallo, tutti asportati. Forni per la fusione di metalli sono stati trovati nell’area antistante la domus, in precedenza occupata dalle fornaci per la produzione di materiali fittili. 
Saggi eseguiti per definire la datazione degli edifici che si trovano nell’area compresa tra il Tempio A e il Teatro hanno consentito di confermare la presenza di una fase sannitica, documentata soprattutto da ceramica a vernice nera (in corso di studio). Di questo livello di occupazione restano il podio di un edificio e poco altro, perché lo strato più antico è stato in gran parte asportato per la costruzione di case con antistanti taberne, 
probabilmente nello stesso periodo per il quale si sono accertate attività produttive nell’area della domus (fine II - seconda metà III sec. d.C.). Le case poste in questa zona, lungo la strada che rasentava l’antico edificio 
scenico modificato per nuovi usi e i resti del Tempio A ormai decaduto, dovevano essere abitate dalle maestranze addette alla produzione ed alla vendita degli oggetti. Per gli edifici costruiti in questo periodo sono stati usati materiali di spoglio del Tempio A e del Tempio B. L’occupazione di quest’area si è protratta in forme sempre più povere, come nella domus, fino alla prima metà del IV sec. d.C. Ricognizioni eseguite per individuare l’ubicazione originaria del mausoleo dei Socelli hanno consentito di ritrovare altri elementi lapidei appartenenti al sepolcro. Sono previsti pertanto ulteriori saggi di scavo per metterne in luce il basamento, anche al fine di ricomporvi le parti restanti. 



Il restauro di due piccoli bronzi rinvenuti nel 2008 rappresentanti Minerva e un Lare, e lo studio diagnostico eseguito in tale occasione, hanno consentito di riconoscerne non solo il loro grande pregio artistico e la raffinata esecuzione, ma anche gli aspetti tecnici e la morfologia della materia: la composizione della lega metallica ha dimostrato che si tratta di oggetti di epoca ellenistica, probabilmente del II secolo a.C.

ADRIANO LA REGINA - LUIGI SCAROINA -
FABIANA CARLOMAGNO - RACHEL VAN DUSEN
© Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte – 2009

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