I ricordi lasciano tracce indelebili. E se si scava anche nelle piccole realtà alto molisane, si trovano ancora nei racconti degli anziani, nelle testimonianze di chi c’era, gli stralci dell’olocausto. Le storie da non dimenticare.
E ad Agnone esiste uno degli emblemi del dramma vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale, un luogo che oggi è un centro di ricovero per i più attempati, ma che un tempo era un campo di concentramento per i Rom.
Le vicende di San Bernardino e di Milka Goman saranno ripercorse domani pomeriggio ad Isernia dal professore Francesco Paolo Tanzj, durante l’iniziativa organizzata dall’associazione “Tikanè Assiem” per la “Giornata della Memoria”. Milka è stata detenuta nel campo di San Bernardino, chiuso nel 1943. Qualche anno fa, grazie a Tanzj e ad i suoi studi sull’argomento, è stata rintracciata in un campo Rom di Roma e accompagnata ad Agnone, dove ha rivisto i luoghi della discriminazione. La sua testimonianza, preziosissima, fa ormai parte del bagaglio storico-culturale del centro alto molisano.
È esempio di quell’errore umano ed indescrivibile, che oggi, ventisette gennaio (la data che segnò la chiusura del campo di concentramento di Auschwitz) tutti vogliono ricordare.
“Ci raccontò di quando vennero presi in un campo vicino Modena – scrive Tanzj nel ripercorrere le vicende che l’hanno portato a Milka Goman e a Tomo Bogdan che ha incontrato a Roma- appena arrivati in Italia dalla Croazia, e portati con la forza in quel paese sconosciuto. Del viaggio in treno prima in un campo lì vicino, poi, qualche mese dopo, trasferiti in massa con altre famiglie - eravamo un sessantina, poi fino a centocinquanta - su un altro trenino con i sedili rossi che si arrampicava sulle montagne e quindi condotti incatenati per quattro fino a quel vecchio convento a picco sulla valle. E che lì erano rimasti per tre anni, e che molti bambini erano morti per i pidocchi e per la fame. Anche se non venivano trattati troppo male, ma comunque prigionieri, loro abituati a vivere liberi, e questo gli faceva male e li portava pian piano alla morte…”
Milka fu accolta ad Agnone in pompa magna. Raccontò quello che aveva vissuto a San Bernardino e ricevette un attestato ufficiale: “…con onore Tomo Bogdan e Milka Goman che dal 1941 al 1943 furono deportati e detenuti nel campo di concentramento di San Bernardino”. “La cittadinanza tutta – proseguiva il documento – esprime la propria solidarietà a Tomo Bogdan e Milka Goman, ai loro familiari e al Popolo Rom per le sofferenze subite in conseguenza delle leggi razziali del 1938, che portarono a tanti luttuosi e tragici eventi. La rinnovata memoria di quanto accaduto sia di monito a noi tutti e soprattutto ai giovani, affinchè non si commettano più gli errori del passato, in nome di una nuova umanità libera, tollerante e rispettosa dell’identità culturale, religiosa, sociale e politica di ogni individuo”.
Oggi la sua testimonianza si intreccia con le realtà emerse e in quelle nascoste nei ricordi di chi ha vissuto l’olocausto. Le tragiche esperienze di una guerra spietata. Domani, alle 17.30 il professore Tanzj spiegherà nei dettagli al pubblico dell’ex lavatoio comunale di Isernia, cosa significa essere rom in un campo di concentramento. E parlerà della sua amica Milka, che guardando Agnone dalla finestra di San Bernardino, attendeva la libertà.
A.Z.
Primo Piano Molise
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